I bimbi rispondono in coro:
“Que Linda Bici Senor”
Un imbarco rapido e senza sorprese a Milano Malpensa, Eroica Cuba ci aspetta.
Tanti cari amici di sempre e altri appena conosciuti in fila con bagagli molto speciali: biciclette d’epoca esclusivamente d’acciaio!
Biciclette sì d’epoca, ma ancora pronte ad essere cavalcate come cent’anni fa.
Si va dalle più anziane e rare dei primi del novecento alle tante, ma pur sempre belle, degli anni settanta.
La mia? Una specialissima Bianchi!
Mi ero emozionato già in treno. La bicicletta Bianchi del 1939, appesa nell’apposito spazio a lei dedicato del vagone ferroviario in viaggio verso Bologna, non passava inosservata.
Così ha avuto inizio il viaggio a Cuba, raggiungendo in treno gli amici dello Squeo Racing Team.
Ma torniamo alla bicicletta.
Alcuni viaggiatori la notano, ripassano, non resistono, la fotografano.
Lei li lascia fare, sa di essere bella, sensuale, a dir poco unica!
L’età in questo caso aumenta il fascino.
La specialissima Bianchi Folgore o forse Saetta a doppia stecca del 1939 oltre ad avere quasi cent’anni ha una particolarità non indifferente, il suo primo proprietario: Luigi Maniago.
Luigi nasce ad Arzene, un piccolo paesino in provincia di Pordenone, il 10 maggio 1895.
Leggendo alcuni suoi scritti si nota la grande passione per il ciclismo e la predisposizione innata a vincere.
Cresce dilettante insieme all’amico Ottavio Bottecchia, vince oltre duecento gare, il titolo di campione Triestino è suo nel 1919-20, a ricordo del quale resta la meravigliosa maglia rossa.
Il passaggio a professionista avviene nel 1922 sempre con l’amico Bottecchia ma, ahimè, lui decide di abbandonare! Il medico di fiducia lo convince che il ciclismo è uno sport da evitare… che peccato!!!
Ma la passione per il ciclismo resta e Luigi Maniago non si allontanerà mai dall’ambiente ciclistico, diventa dirigente, fonda una squadra ciclistica nel 1930-32 e riprende a gareggiare nel 1939 fra i veterani, vincendo il titolo regionale friulano e arrivando quinto ai campionati italiani, proprio in sella alla specialissima Bianchi!
A conferma della sua notorietà e bravura in campo ciclistico ancora ad oggi, ad Arzene, si svolge una manifestazione ciclistica a lui dedicata, la Coppa Cavalier Luigi Maniago giunta ormai alla 84^ edizione.
Sabrina, sua nipote, la conosco per telefono… ci intendiamo immediatamente: la bici è tua, mi dice. Allora la porto a Eroica Cuba!
L’arrivo in treno a Bologna non è dei più semplici. L’amata bicicletta e due borse pesanti, la prima piena di aiuti vari: medicine, penne, matite, gomme e quaderni per i ragazzi di una scuola di Caimito, l’altra con i miei indumenti, ma anche le immancabili mozzarelle e i taralli da mangiare in compagnia degli amici eroici.
Tommy gentilmente mi viene a prendere con il furgoncino dalla stazione. Un abbraccio e facciamo volta a casa sua a Budrio.
Riportare dopo anni e anni di inattività una bicicletta a solcare le strade non è semplice, anche per questo ci vuole tanta passione e un minimo di manualità meccanica.
Entrambe non mancano.
Inizio immediatamente la messa a punto della bicicletta, che mi era stata consegnata solo da pochi giorni, prima di riporla nella scatola di cartone da viaggio che la cara Angela, amica e splendida compagna di viaggio sulle Ande, mi ha gentilmente procurato.
Ha portato anche delle squisite chiacchiere (dolci di carnevale) e con un buon prosecco si brinda alla ns. amicizia insieme a Tommy e Francesco.
Le bici di una volta avevano degli accorgimenti particolari essendo costruite per affrontare strade non asfaltate, quali ad esempio gli ingrassatori. Tommy, la cui officina è ripiena di ogni attrezzo, mi procura una semplice siringa per iniezioni, il buon grasso bianco non manca mai nella mia attrezzatura da viaggio, pochi gesti e il gioco è fatto, dopo oltre 50 anni di sosta i cuscinetti dei mozzi e del movimento centrale tornano ad avere il giusto nutrimento per scorrere felicemente come non mai. Una ultima regolata ai freni; agli pneumatici avevo già pensato prima.
Marco, l’ultimo membro del “magico” Team, arriva a mezzanotte. Mi sveglio all’improvviso e, senza che debba bussare, lo accolgo in casa, torno a letto, il Team è al completo, siamo pronti per imbarcarci!
L’arrivo al nostro alloggio a Cuba è quantomeno sorprendente e ci lascia inizialmente leggermente perplessi. Giancarlo Brocci, che ci ha coinvolto in questa ennesima fantastica avventura, ha prenotato per noi El Campamento Internacional Julio Antonio Mella. Da lui stesso frequentato nel lontano 1989.
Sul muro di fronte all’entrata degli alloggi un grande murales ricorda la Revolución.
Siamo a sei chilometri da Caimito piccolissimo paese in provincia di Artemisa a 25 km circa dalla capitale l’Havana. Nei giorni successivi avremo solo le ns. biciclette per spostarci, spettacolo.
Il sole è tramontato da poco, il pullman parcheggia nell’ampio piazzale a fianco di un altro autobus completamente bruciato abbandonato ormai da anni. Il Campamento è costituito da casette basse, dalla scarsa manutenzione, il custode apre il teatro per depositare le sacche e i cartoni che contengono le preziose biciclette.
Teresa, dal sorriso splendente, ci accoglie e ci mostra le camere.
Più che camere sono camerate dotate di quattro letti, una luce centrale, due comodini e null’altro. I bagni? Li trovate fuori in fondo a destra. E le docce? Pure!
La sera la pressione dell’acqua cala sensibilmente fortunatamente troviamo delle bacinelle per utilizzarle quale scarico dei gabinetti.
La porta della camerata dello Squeo Racing Team non si chiude, tranquilli non è l’unica!
Nei giorni seguenti la ripareremo con del filo di ferro trovato in campagna.
I letti sono a raccontarci una lunga e dura vita, leggermente sfondati al centro, con materassi tipo tenda, un lenzuolo rosso, uno bianco e per completare una coperta tipo poncho alla “spaghetti western” color grigio topo.
La stessa coperta che utilizzeremo successivamente in una delle nostre tante scorribande notturne, della serie “Amici miei atto primo a Cuba”.
Al Campamento veniamo praticamente catapultati in un mondo ormai passato: PERFETTO!!!
Noi siamo un manipolo scelto di eroici pronti a tutto e il Campamento della Revolución, è il luogo adatto ad ospitarci adeguatamente. Ci sentiamo subito a CASA.
Lo spettacolo continua al risveglio del primo giorno. Alle ore 7:00, ancora in fase di ripresa dalle forti emozioni e dalla stanchezza del viaggio, dai megafoni sparsi per tutto il Campamento viene diffuso il canto del gallo che ci avvisa che è l’ora di alzarsi.
A seguire brani di musica tipica cubana Guantanamera, Devorame Otra Vez, e tante altre.
Noi siamo già pronti, tutti vestiti in attesa della colazione.
La colazione è semplice ma ottima a base di un saporitissimo avocado, le immancabili banane, frullato di avocado, acqua dal colore di caffè, un paio di panini molto piccoli vuoti, frittatina d’uovo e una squisita banana fritta.
Terminata la colazione ci rechiamo in teatro apriamo le sacche e i cartoni tiriamo fuori i cavalli d’acciaio, la Bianchi di Maniago tocca il suolo cubano, promessa mantenuta!
Ma non è sufficiente, con lei percorrerò oltre 560 km sul territorio cubano.
Nonostante i tanti anni lei è ancora bellissima, leggera, sensuale e pronta a scattare, scalare e correre come tanti anni orsono.
Il giorno seguente, l’arrivo da Roma del mosquito con il quale Che Guevara percorse oltre 4.000 km in America meridionale, ci emoziona molto. Le stesse forti e indimenticabili emozioni le proverà Giancarlo dopo qualche giorno allorquando incontrerà la moglie e il figlio di Che Guevara con la bici a casa loro.
Mancano cinque giorni alla gara anche se di gara non si tratta, Eroica Cuba è una ciclostorica, una manifestazione rievocativa del ciclismo del passato.
Non c’è un vincitore, manca l’agonismo, gli ingredienti indispensabili sono la fatica e il divertimento.
Il giorno della gara la bicicletta è perfetta e Luigi è con me, lo sento!
È con lui che pedalo, la sua forza, la sua passione li percepisco, spesso mi torna in mente, lui è certamente felicissimo di rivedere la sua amata e fedele bicicletta in azione.
Lungo il bellissimo percorso, sperduti fra le sterminate piantagioni di canna da zucchero, dei bimbi sbucano da una casetta, bellissimi e sorridenti, poveri ma fieri, li fotografo con la bicicletta di Luigi e loro rispondono in coro: “Que Linda Bici Senor”.